Consiglio di zona straordinario – Smaltimento rifiuti

Il 20 ottobre il Consiglio di zona 5 si è riunito in seduta straordinaria per discutere sulla quesione del progetto del termovalorizzatore nelle aree del parco Sud.
Il Presidente, Aldo Ugliano, ha introdotto l’argomento facendo un rapido riassunto della situazione. Il dibattito sulla costruzione di un possibile termovalorizzatore è iniziato nel 2003, quando il piano regolatore individua come possibile area di costruzione la zona agricola compresa tra il quartiere di Quinto Sole (zona 5 sud) e il comune di Opera. Nel 2004 il Comune, allora guidato da Gabriele Albertini, rende nota la volontà di costruire questa nuova opera ma le perplessità sulla sua effettiva untilità sono molto forti.
La situazione rimane in stallo fino al 2007 , quando la crisi dei rifiuti di Napoli viene “utilizzata” per tornare a discutere di una misura drastica che avrebbe allontanato la paura di una possibile crisi anche in Lombardia.
La giunta provinciale guidata da Filippo Penati, istituzione che si occupava direttamente dello smaltimento, esprime pareri fortemente negativi sul progetto mentre i cittadini iniziano a raccogliere un numero enorme (circa 10000) di firme per esprimere il loro dissenso.
Bisogna aggiungere due cose: la prima è che il dissenso dei cittadini non era frutto di un’opposizione politica al centrodestra. Tra i principali oppositori c’era il sindaco di Opera, eletto tra le file della Lega Nord. A questo si aggiunge il fatto che in molti (e anche lo stesso Ugliano, all’epoca consigliere comunale) erano in possesso di dati che smentivano categoricamente la necessità di un nuovo termovalorizzatore. Sul territorio lombardo sono infatti 13 gli impianti funzionanti e molti di questi non lavorano a pieno regime per mancanza di “materia prima”, cioè di spazzatura. Allora perchè questa volontà di costruire un impianto totalmente inutile? Semplice: nello stesso periodo l’ Aem (azienda elettrica municipalizzata), che controllava Amsa detenendo la maggioranza delle azioni, iniziò un processo di fusione con l’Asm, azienda analoga che operava nel territorio di Brescia. Il bilancio di Asm era maggiore di quello di Aem e così l’inceneritore (messo stranamente a bilancio aem prima che fosse costruito) ha permesso di colmare il gap economico tra le due aziende. Al momento della fusione, il 1 gennaio 2008, le azioni della nuova azienda A2A sono state suddivise in maniera identica tra le due aziende. Si comprende anche il motivo per cui 10000 firme dei cittadini sono state inizialmente ignorate. Alla fine il Comune ha dovuto arrendersi e la certezza di un nuovo inceneritore è diventata una possibilità sempre più remota, anche per il forte dissenso della Regione. Nessuno aveva però sciolto ogni dubbio con una dichiarazione ufficiale.

La parola è poi passata a Sonia Cantoni, il nuovo presidente dell’Amsa. Il suo intervento ha spiegato come la volontà dell’azienda e del Comune sia quella di instaurare un rapporto più aperto con i cittadini, coinvolgerli attraverso l’informazione e sensibilizzarli sul problema dei rifiuti.
Amsa si occupa della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti della città e di qualche comune dell’Hinterland. Delle 550mila tonnellate prodotte ogni anno, il 34%  viene differenziato (vetro, carta, plastica e umido per le grandi utenze). La cifra è più o meno in linea con le altre città europee ma entro il 2012 una legge nazionale prevede l’avvio di una politica che porti la differenziata al 65% e quindi la creazione di un nuovo inceneritore è assolutamente inutile.
Sarà perciò introdotta la raccolta della frazione umida nel sistema porta a porta utilizzato per vetro e plastica e si cercherà di aumentare anche la raccolta di carta e cartone, attualmente non di esclusiva competenza dell’amsa. E’ poi evidente che l’umido, oltre a dover essere raccolto, deve anche essere smaltito, per questo motivo l’azienda cercherà di creare un impianto di compostaggio efficiente che produca energia e materiale utilizzabile come concime naturale.
Un altro fronte su cui Amsa intende lavorare è quello della riduzione della quantità di rifiuti prodotti, punto cruciale di ogni politica seria mai adeguatamente applicato nella realtà cittadina e nazionale.
La Cantoni ha infine ribadito che l’impianto di termovalorizzazione previsto nella nostra zona non è più nelle politiche dell’azienda.
E anche questa battaglia è vinta.

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