Il programma del centrosinistra

LA ZONA 5

È LA NOSTRA CITTÀ

LA VOGLIAMO BELLA

E SOLIDALE

 

 

 

4 & 2NO

PER LA ZONA 5

NOALLO SCIPPO DELLA METROPOLITANA

NOALL’INCENERITORE

ALLA RIQUALIFICAZIONE DEI QUARTIERI POPOLARI

AL PARCO TICINELLO

A SERVIZI E SPAZI PUBBLICI EFFICIENTI

AI VIGILI DI QUARTIERE

NO

allo scippo della metropolitana

 

A pagina 303 della Relazione generale del Pgt è prevista una nuova linea di forza da San Cristoforo a Rogoredo, in direzione ovest-est (in sigla LDF C, cioè una metrotramvia). Il progettato collegamento su ferro “potrebbe utilizzare il ramo della MM2 che da Famagosta prosegue fino a piazza Abbiategrasso evitando la doppia destinazione della MM2 una volta entrato in servizio il tratto per Assago”.

Di fatto si toglie alla Zona 5 l’unico collegamento rapido e diretto con il centro e le altre metropolitane.

Il nuovo tracciato tra Rogoredo e San Cristoforo sarebbe un costoso doppione del collegamento ferroviario parallelo poco più a nord, già esistente e in fase di potenziamento. Tra l’altro sono previste fermate d’interscambio a Romolo e all’incrocio con il 15.

Il metrò in piazza Abbiategrasso era stato inaugurato il 15 marzo del 2005, solo 6 anni fa. Costò caro (poco meno di 70 milioni di euri), ma fu un grande vantaggio, non solo per la Zona 5, ma anche per i pendolari dei Comuni a sud della città.

Le ragioni per cancellare la MM2 sono scritte a chiare lettere nello stesso Pgt: la nuova linea di forza “corre in zone meno dense rispetto a quelle settentrionali ma con potenzialità edificatorie notevolmente superiori (soprattutto per la vicinanza a zone compromesse del Parco Agricolo Sud)”.

La speculazione edilizia (o per meglio dire, la potenzialità edificatoria), è dunque il motivo che spiega la decisione del Pgt di sottrarre alla Zona5 il collegamento diretto con il centro città.

In sostanza la Zona 5 pagherà tre volte l’assurda previsione del Pgt: con la perdita di un servizio utile, con una nuova riduzione del verde e, come cittadini contribuenti, con i costi per la costruzione della linea di forza.

La proposta di cancellare la metropolitana da Famagosta ad Abbiategrasso deve essere eliminata: sarà la prima variante del Pgt. Questo è l’impegno del centro sinistra.

No

al nuovo inceneritore

 

La tutela e il recupero della natura e dell’ambiente costituisce anche un obbligo morale per le generazioni future e deve rappresentare un vincolo alla scellerata decisione di collocarvi un nuovo inceneritore.

 

La caratteristica agricola del sud Milano e il delicato equilibrio tra città e campagna deve favorire soluzioni compatibili con la vocazione del territorio come l’aumento della raccolta differenziata e la trasformazione dei rifiuti organici.

 

Con questa vocazione storica, ambientale e agricola, la Zona 5 può diventare il presidio delle scelte ecocompatibili della città: dalle energie alternative alla raccolta differenziata, all’acqua come bene pubblico da difendere.

 

Il no della Zona 5 al nuovo inceneritore non nasconde l’intenzione di scaricare altrove un impianto scomodo. Riteniamo che i 4 inceneritori in funzione nella Provincia di Milano possano essere sufficienti. L’estensione della raccolta differenziata all’umido anche a Milano è in grado di compensare ogni prevedibile aumento della quantità dei rifiuti prodotti.

 

Il 13 dicembre dell’anno scorso la Direzione generale sistemi verdi e paesaggio della Regione ha decretato che l’inceneritore non può essere costruito là dove vorrebbe l’Amsa, cioè al sud della Zona 5, in pieno Parco agricolo.

La ragione vera per cui l’Amsa e il Comune testardamente vogliono questa struttura non ha niente da vedere con la necessità di smaltire integralmente i rifiuti prodotti in ambito provinciale. In gioco è la gestione paritaria con Brescia di a2a, la società nata dalla fusione delle aziende energetiche dei due Comuni. La parità è stata infatti raggiunta con l’artificio di inscrivere nel bilancio della nuova società anche l’inceneritore da costruire, per la metà del suo presunto valore.

Questa non è una ragione valida per sacrificare un buon terreno agricolo e per costruire un impianto che sostituisce forme di smaltimento più moderne ed ecosostenibili.

alla riqualificazione dei quartieri a edilizia popolare

 

La Zona 5 è caratterizzata da importanti quartieri di edilizia popolare: Gratosoglio, Stadera, Spaventa, Ghini.

Malgrado alcuni interventi di risanamento edilizio, tutti questi quartieri, seppure in misura disuguale, sono colpiti da un crescente degrado, non solo edilizio ma anche sociale, con un preoccupante aumento dell’abusivismo.

Nell’immediato le condizioni di vita di tali insediamenti sono il problema umano e sociale più grave e urgente di tutta la Zona 5. E il più difficile da risolvere.

La scarsa incidenza dei Consigli di Zona sulla gestione dell’edilizia popolare non può essere un alibi per lasciar correre una situazione in continuo peggioramento.

Se sono finora mancati ai CdZ strumenti incisivi, quanto meno di controllo, è pur vero che il CdZ uscente non ha esercitato, come avrebbe potuto e dovuto, la necessaria pressione politica.

Al contrario le proteste dei cittadini, o sono rimaste inascoltate, o sono state soffocate in una rete di promesse non mantenute e di estenuanti rinvii.

L’aula del CdZ è stata spesso il luogo dove si è manifestata la protesta, ma la maggioranza non ha mai saputo esprimere una difesa degli interessi dei cittadini e si è adagiata sull’esistente coprendo le responsabilità del Comune e dell’Aler.

Il nuovo Consiglio di Zona dovrà voltare pagina. Il contrasto al degrado dei quartieri popolari sarà uno dei suoi principali obiettivi.

al Parco Ticinello

 

Il Parco Ticinello ha una storia di 29 anni di promesse non mantenute. Il 23 dicembre 1998 la Giunta comunale approvò il piano esecutivo del Parco. Il vice sindaco De Corato (allora anche assessore ai parchi e ai giardini) in un’intervista a La conca assicurò che “entro i primi mesi dell’anno il Comune darà inizio alla procedura di occupazione d’urgenza delle aree e, parallelamente, a quella di esproprio per pubblica utilità”. Concludeva dicendo che “i lavori per la realizzazione del Parco Ticinello dovranno cominciare entro tre anni ed essere conclusi entro cinque”. Cioè entro il 2004. Sappiamo com’è andata.

Il 23 febbraio 2011 l’assessore all’urbanistica Carlo Masseroli ha dichiarato che “entro le elezioni di maggio sarà definito un percorso amministrativo attraverso il quale la cascina e i terreni agricoli passeranno in prima istanza in gestione al Comune e da questi alla famiglia Falappi, che attualmente conduce l’azienda agricola. Nei mesi successivi verrà perfezionato il definitivo passaggio di proprietà.”

Tra le cose dette da Masseroli e la realizzazione del Parco c’è il percorso amministrativo, c’è Salvatore Ligresti che non ha ancora detto che cederà i terreni e la cascina. Ci sono le incertezze del Pgt e non c’è l’assicurazione (e neppure la promessa) che il Ticinello sia vincolato a Parco agricolo.

Anche se il peggio, cioè lo sfratto dell’agricoltore dalla cascina, è per il momento scongiurato, la realizzazione del Parco è al momento una scommessa aperta.

Questa situazione di oggettiva incertezza impegna il centro sinistra, attraverso il Consiglio di Zona, alla massima vigilanza e decisione per evitare che, ancora una volta, le speranze dei cittadini siano deluse.

a servizi e spazi pubblici efficienti

 

I servizi della Zona 5 devono essere solleciti verso i bambini, le donne e aperti, sia ai giovani che agli anziani.

 

Scuola. Maggiore apertura alla vita democratica e culturale dei quartieri. Piani mirati di interventi nell’edilizia scolastica.

Più nidi e scuola dell’infanzia con maggiori servizi integrativi e sperimentali, difesa del tempo pieno nella scuola primaria, più supporti ai ragazzi che, frequentando la scuola media, si trovano in una fase di passaggio delicata. Netto miglioramento della refezione scolastica. Più borse di studio per alunni della secondaria superiore.

Giovani. Garantire più spazi per attività culturali, di studio, artistiche, ricreative. Aumentare il numero di impianti sportivi con facilitazioni nell’utilizzo.

Donne. Attività formative e servizi per le donne sia occupate, sia disoccupate che immigrate. Estendere l’esperienza della “Banca del tempo”. Nuovo servizio di mediazione sociale per aiutare i cittadini che si trovano a gestire conflitti interpersonali e familiari. Potenziamento dei consultori.

Anziani. Garantire la continuità assistenziale migliorando l’assistenza domiciliare. Valorizzare le esperienze di volontariato.

I Cam. Riprogettare ruolo e funzioni con una gestione partecipata degli utenti, per poterli far diventare un luogo pubblico di maggiore aggregazione sociale e culturale.

 

Più integrazione e convenzioni con i numerosi centri culturali, pubblici e privati, esistenti sul nostro territorio (Università, teatri, gallerie, associazioni ecc).

al vigile di quartiere

 

Gran parte dei punti delineati in questo programma convergono sull’obbiettivo della vivibilità nella legalità: dalla lotta al degrado dei quartieri, all’estensione dei servizi alla persona; dalle politiche d’inclusione alla difesa di un contesto urbano accogliente.

Aggiungiamo un impegno preciso per una richiesta che incide direttamente sulla vivibilità nella legalità: l’introduzione nella nostra Zona del vigile di quartiere.

Per la verità all’inizio del suo mandato anche la Giunta Moratti ci provò. I vigili di quartiere fecero pure una fugace apparizione in via Palmieri. L’esperimento diede apprezzabili risultati ma fu frettolosamente interrotto.

Evidentemente la destra riesce a pensare alle forze dell’ordine solo in termini repressivi.

Se vincerà il centro sinistra i vigili di quartiere torneranno, e per restare. I vigili di quartiere camminano nelle strade, danno tranquillità, sono amici che aiutano chi è in difficoltà.

I vigili di quartiere hanno un costo e richiedono personale preparato, ma servono, e noi c’impegniamo a introdurli.

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